Rientrare a lavoro dopo la maternità: diritti e tutele delle mamme lavoratrici

Rientrare a lavoro dopo la maternità: diritti e tutele delle mamme lavoratrici

mamma che lavora con il figlio in braccio

L’esperienza della maternità porta con sé una serie di sfide e decisioni importanti, tra cui quella di tornare al lavoro dopo il periodo di congedo. Per le mamme lavoratrici, questo momento può essere accompagnato da una serie di dubbi e preoccupazioni riguardanti i propri diritti e le tutele a cui hanno diritto soprattutto perchè non è facile conciliare famiglia e lavoro. In questo approfondimento, esploreremo in dettaglio quali sono i diritti e le tutele previste dalla legge per le mamme che desiderano rientrare al proprio lavoro dopo la maternità.

Rientrare a lavoro dopo la maternità: quali diritti?

La tempistica del ritorno al lavoro dopo la maternità dipende dalla scelta di utilizzare la maternità obbligatoria. Secondo le disposizioni del Testo Unico di maternità e paternità, è vietato alle aziende far lavorare una donna durante una parte della gravidanza e nel periodo immediatamente successivo alla nascita del bambino.

Questa è una tutela fondamentale per le donne, ma può essere sfruttata in modi diversi a seconda delle necessità e dello stato di salute della futura madre:

  • Di norma, la maternità obbligatoria inizia due mesi prima della data presunta del parto e si estende per i tre mesi successivi alla nascita.
  • Tuttavia, è possibile utilizzare la maternità obbligatoria anche a partire dal mese precedente al parto e per un periodo di 4 mesi dopo.
  • Inoltre, con la legge di bilancio 2019 è stata introdotta la possibilità di usufruire della maternità obbligatoria solo dopo la nascita del bambino, per un periodo di 5 mesi successivi a quella data. Questo, naturalmente, solo se il medico acconsente.

I cinque mesi di congedo maternità obbligatorio possono pertanto essere gestiti in maniera abbastanza versatile, sia precedentemente che successivamente al parto. Durante tale intervallo temporale, la dipendente conserva il diritto di mantenere la sua posizione lavorativa e riceve un compenso pari all’80% della sua retribuzione, che è erogato direttamente dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) o dal datore di lavoro, a seconda della categoria professionale della lavoratrice.

Quali agevolazioni si possono chiedere dopo la maternità?

Dopo la fine della maternità obbligatoria, è possibile richiedere altre agevolazioni e diritti a favore delle madri lavoratrici. Una di queste è la maternità facoltativa, più correttamente chiamata congedo parentale, che è estesa anche ai padri. Consente a diverse categorie di lavoratori di sospendere il rapporto di lavoro fino al raggiungimento dei 12 anni del bambino, per un periodo complessivo di 10 o 11 mesi, inclusi casi di adozione o affidamento.

Tuttavia, in questo caso, l’indennità per la lavoratrice (o per il padre) corrisponde al 30% dello stipendio o, in alcuni casi, può essere nulla. Pertanto, è importante considerare anche questo aspetto economico prima di fare richiesta.

La maternità obbligatoria non è l’unico diritto garantito alle madri che devono tornare al lavoro. La legge prevede anche:

  • Il divieto di licenziamento della lavoratrice fino al raggiungimento di un anno di età del bambino, a meno che non avvenga la chiusura dell’azienda.
  • Nel caso in cui la madre non desideri tornare al lavoro dopo la maternità, è possibile presentare le dimissioni volontarie, ma in questo caso non si avrà diritto all’indennità di disoccupazione come nel caso delle madri licenziate.
  • Durante il primo anno di vita del bambino, è possibile richiedere l’allattamento, che consente un’ora di permesso al giorno per i contratti part-time e due ore per quelli full-time, al fine di dedicarsi all’allattamento del proprio bambino.

Un’opzione aggiuntiva per posticipare o agevolare il ritorno al lavoro dopo il periodo di maternità è quella di utilizzare le ferie accumulate. Nel caso in cui si abbiano un considerevole numero di giorni di ferie non utilizzati, è possibile richiedere al datore di lavoro di collegarli al periodo di maternità, beneficiando di tutte le protezioni garantite dalle normative relative alle ferie.

Tuttavia, questa richiesta legittima non obbliga l’azienda, che ha il potere di accettarla o meno. Come per le ferie in generale, la risposta dipende dalle esigenze organizzative dell’azienda stessa, che potrebbe non essere in grado di accogliere la richiesta della lavoratrice madre.

Un’altra opzione è richiedere di lavorare a tempo parziale, riducendo l’orario di lavoro e di conseguenza lo stipendio. Anche in questo caso, si tratta di una richiesta legittima, ma l’azienda ha il diritto di rispondere positivamente o negativamente poiché il lavoro a tempo parziale comporta costi significativi per l’impresa, che potrebbe dover assumere altro personale e rivedere l’organizzazione per coprire le ore di assenza.