Contratto di Lavoro – Che cos’è il CCNL

Contratto di Lavoro – Che cos’è il CCNL

CCNL

Lo usano e ne beneficiano tutti i lavoratori, sebbene sia conosciuto da pochi nel dettaglio. Stiamo parlando del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL), uno strumento contrattuale sancito dal diritto italiano che definisce le regole che disciplinano tutti i rapporti di lavoro.

Il CCNL è sicuramente una fonte del diritto molto importante soprattutto per il lavoratore, perché tante indennità, come ad esempio la 14esima mensilità, non sono previste dalla legge. Cerchiamo di capire come funziona e perché è tanto importante.

Cosa prevede il CCNL?

Questo contratto viene stipulato da un lato dalle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro e dall’altra dai sindacati dei lavoratori. I rappresentanti delle due parti interessate definiscono ogni aspetto del contratto di lavoro, ovvero obblighi, diritti e doveri di entrambe le parti. E’ una sorta di appendice, cui devono rifarsi tutti i contratti individuali, che devono riflettere il contenuto del CCNL.

Questo contratto nasce dall’esigenza di stabilire dei trattamenti uniformi e omogenei differenziati in base al settore produttivo. Dal momento che le tipologie di attività lavorative sono molteplici, il CCNL risponde all’esigenza di specificare i diritti e i dover in relazione al concreto tipo di lavoro svolto. Ad oggi, in Italia esistono oltre 1.000 contratti collettivi, che si riferiscono a diverse attività lavorative.

I CCNL contengono in genere due parti:

  • la parte normativa, con le tabelle retributive e le regole fondamentali del rapporto di lavoro (orario, permessi, straordinario, ferie, ecc…);
  • la parte obbligatoria, con le regole che andranno a disciplinare i futuri rapporti tra le controparti (collettive) del contratto, cioè i sindacati e le associazioni di imprenditori firmatarie dello stesso.

Durata e scadenza di contratto

La durata del contratto collettivo è di tre anni sia per la parte normativa che per la parte economica. Questa specifica si rende necessaria perché prima del 2009, anno in cui è stato firmato un accordo interconfederale, la validità era distinta tra parte normativa e parte economica: quattro anni per la parte normativa e due anni per quella attinente alla retribuzione.

Nonostante ciò, la legge italiana non obbliga le parti sociali a sedersi intorno a un tavolo e a giungere a un nuovo accordo entro tempi prestabiliti dopo la scadenza del CCNL: la concertazione non è riconosciuta nell’ordinamento come una fonte obbligata del diritto del lavoro. In sede di rinnovo, se vi sono evidenti difficoltà delle parti sociali ad arrivare a un accordo, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali può decidere di dettare le condizioni del nuovo contratto e vincolare con un decreto le parti a sottoscriverlo.

Il contratto collettivo nazionale del lavoro si trova in posizione subordinata rispetto alla legge. La legge pone già le condizioni di trattamento e i diritti minimi inderogabili dei lavoratori, quindi il contratto può migliorare le tutele ma non andare a togliere quanto spetta per legge ai dipendenti.

Alcune volte, però, si trovano dei grandi vuoti normativi: in questo caso è proprio il contratto collettivo di lavoro che deve andare a colmare queste lacune.