Contratto a chiamata come funziona

Contratto a chiamata come funziona

contratto a chiamata

Utilizzato soprattutto nei settori in cui bisogna far fronte a improvvise esigenze produttive, il contratto a chiamata è uno strumento che permette di regolare rapporti saltuari e flessibili, pur non offrendo al lavoratore la stabilità di un posto fisso.

Di certo si tratta di una tipologia che richiede un approfondimento: ecco perché, in questo articolo, abbiamo voluto riunire tutte le principali informazioni sull’argomento. Vediamo, dunque, di fare chiarezza e capire come funziona un contratto a chiamata (detto anche intermittente).

Cos’è e come funziona il contratto a chiamata?

Il lavoro a chiamata è un tipo di rapporto di lavoro in cui un dipendente si rende disponibile a svolgere attività per conto di un datore di lavoro periodicamente o a intermittenza, a discrezione del datore di lavoro (solo su “chiamata del datore di lavoro”), in forza di un accordo permanente o temporaneo firmato dalle parti.

Il dipendente a chiamata può coprire tutte le disponibilità richieste dal datore di lavoro e, in tal caso, il dipendente ha diritto a ricevere un’indennità mensile (la “indennità di disponibilità”) anche per i periodi di inoccupazione, oltre al compenso per l’effettivo tempo di lavoro. Il dipendente decade dal diritto all’indennità di disponibilità se il dipendente non giustifica tempestivamente al datore di lavoro il suo rifiuto a una richiesta di servizio.

A partire dal 18 luglio 2012, i datori di lavoro possono ricorrere ai contratti a chiamata solo nelle seguenti circostanze:

  • per svolgere mansioni intermittenti come previsto dai contratti collettivi nazionali sulla base delle esigenze dell’azienda;
  • per svolgere mansioni limitate a periodi settimanali, mensili o annuali come stabilito dai contratti collettivi nazionali;
  • per svolgere le funzioni intermittenti di cui al regio decreto n. 2657/1923 (ad esempio, le funzioni di assistenti, portieri, fattorini, fattorini, ecc.).

Oltre alle disposizioni di cui sopra, un datore di lavoro può stipulare accordi di lavoro a chiamata se il dipendente a chiamata ha meno di 24 o più di 55 anni (compresi i pensionati). A partire dal 18 luglio 2012, i datori di lavoro non sono più autorizzati a impiegare dipendenti a chiamata durante i fine settimana o le vacanze estive, natalizie o pasquali.

Il Ministero del Lavoro ha stabilito che queste nuove disposizioni non si applicheranno agli accordi di lavoro a chiamata firmati prima del 18 luglio 2012 e in vigore entro il 18 luglio 2013.

Quanto dura un contratto a chiamata?

Alla luce di quanto stabilito dal D.lgs. 81/2008 si evince che il lavoratore assunto mediante contratto a chiamata viene considerato come un lavoratore a tutti gli effetti in quanto non importa la tipologia contrattuale, è sufficiente che il soggetto in questione svolga un’attività nell’ambito di un’organizzazione di un datore di lavoro.

Il contratto a chiamata presenta dei limiti sul piano temporale: non è possibile svolgere un lavoro a chiamata con lo stesso datore di lavoro per periodo complessivo superiore alle 400 giornate di effettivo lavoro nell’arco di 3 anni solari.

Fanno eccezione i settori del turismo, dei pubblici esercizi e dello spettacolo, per i quali se il contratto a chiamata dura di più, si trasforma in automatico in un contratto a tempo pieno e indeterminato.

Non è esclusa la possibilità di stipulare più contratti a chiamata. Essendo il lavoro intermittente equiparato al lavoratore subordinato permangono anche gli altri obblighi di sicurezza, in particolare nell’applicazione dell’art 36 e 37 del d.lgs. 81/08.