Discriminazione delle donne sul lavoro

Discriminazione delle donne sul lavoro

Discriminazione Donne

La direttiva 2006/54/CE doveva apportare un cambio importante nel mondo del lavoro, cioè la parità tra uomo e donna. Secondo questa direttiva la donna ha gli stessi diritti di un uomo, entrambi i sessi perciò possono svolgere gli stessi lavori e alla stessa paga, purché ovviamente si parli di due persone allo stesso livello. Un diritto che purtroppo come ben sappiamo, ancora oggi, è più una teoria.

Discriminazione delle donne nel lavoro, in che contesti avviene?

La discriminazione delle donne nel lavoro è un problema tutt’oggi importante e non può essere sottovalutato. Ci rendiamo conto per esempio che ancora oggi ci sono lavori che non sono considerati da donna (come l’idraulico o il meccanico ad esempio) e di conseguenza chi sceglie di intraprendere questa strada, troverà più difficoltà a essere assunto. C’è poi la differenza a livello della retribuzione anche quando le prestazioni sono al pari e uomo e donna messi a confronto, sono allo stesso livello.

Non sono in verità le uniche due discriminazioni nel mondo del lavoro che subiscono le donne questi due. Uno dei problemi ancora oggi più sentiti infatti rappresenta il vedersi negati alcuni dei diritti legati alla maternità. Tante hanno subito l’ingiustizia di non essere assunte in quanto donne in età per procreare, così come sembra sempre più difficile mantenere il posto di lavoro una volta restate incinte. Purtroppo infatti, nonostante la legge cerca di combattere questo fenomeno, le donne quando sono incinte vengono spesso licenziate.

Infine ci sono le molestie sessuali che portano la lavoratrice a vivere in un contesto assolutamente inadatto e ostile per lei, oltre che umiliante. Per molesta sessuale si intende anche commenti dalla dubbia natura.

Discriminazione delle lavoratrice, ecco cosa dicono i numeri

I paesi più vivibili, lavorativamente parlando, per le donne, dono il Belgio, la Francia e la Danimarca. Questo perché offrono tutto sommato una buona parità di diritti durante la ricerca del lavoro, così come una buona protezione contro le violenze. I Paesi invece che subiscono di più la disparità di legge sono quelli dove ancora oggi non vi sono leggi che tutelino la donna, come persona e come lavoratrice, né dalle moleste sul lavoro, né dalla violenza domestica.

In Italia la situazione per le donne è senza dubbio migliore rispetto ad altri paesi, però resta pur sempre complicata. Se consideriamo che oggi l 42% dei dipendenti aziendali sono donne, ci rendiamo conto come siano poco tutelate e spesso costrette a rinunciare ad alcuni diritti per non perdere il lavoro. In Italia ancora oggi manca una vera commissione che indaghi sulla discriminazione.

Lavoratrici e diritto alla maternità

La maternità è un diritto, su questo sono tutti d’accordo. Il problema però inizia quando l’azienda, a livello pratico, deve sostenere la lavoratrice che affronta una gravidanza e il successivo periodo di maternità. L’ISTAT infatti ha rivelato che sono ben 5 milioni le donne che scelgono di non diventare madri per la paura (o la certezza) di perdere il proprio posto di lavoro oppure per vedersi diminuire le ore lavorative settimanali. Le dimissioni delle neo-mamme invece hanno visto un brusco aumento dall’anno 2018 all’anno 2019, questo secondo lo studio condotto dall’Ispettorato del Lavoro.

Alla base dei problemi che ci sono nel conciliare lavoro e famiglia per la donna vi è la credenza, sbagliata, che sia solo la madre a doversi prendere cura del figlio. L’ISTAT ha dichiarato che l’11% delle mamme non cerca lavoro per accudire i bambini. Un problema che si riversa questo nella vita della persona, perché non riesce a trovare la propria autonomia economica. Non è raro infatti che molte donne restano in matrimoni infelici e sono vittime di violenze domestiche perché non essendo autonome economicamente, non possono lasciare il nucleo familiare.

A livello lavorativo però ci sono problemi anche all’interno dell’azienda. Come per esempio il licenziamento in caso di gravidanza, il quale non è consentito dalla legge almeno che non vi sia una giusta causa, la fine del contratto o la cessazione dell’attività. La futura mamma teoricamente non può essere licenziata fino a quando il bambino non compie un anno di età.

Un altra discriminazione importante è quella del demansionamento, purtroppo la donna incinta spesso si vede ricollocare in un luogo inferiore quando è incinta. Infine c’è il decreto legge 198/2006 il quale vieta la discriminazione nell’accedere a un posto di lavoro per via della gravidanza, del matrimonio o della maternità.

Le leggi ci sono, però spesso non vengono rispettate. E’ per questo motivo che la donna deve essere a conoscenza che se subisce discriminazioni ha tutto il diritto di rivolgersi ad un avvocato specializzato e procedere per via legale e denunciare.